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Amsterdam in tre giorni, dove ci si sente a casa

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Non so se vi sia mai capitato prima d’ora di visitare un paese o una città in cui vi siate sentiti accolti come a casa vostra. A me ad Amsterdam è successo proprio questo: la città mi ha fatto provare la cosiddetta gezelligheid. Il termine olandese indica la sensazione che si prova in tanti luoghi e situazioni quando si ha l’impressione che tutto vada per il verso giusto, magari mentre si chiacchiera con gli amici davanti a un boccale di birra.
La città tanto nordica quanto “open minded” ed il suo popolo cortese ed allegro vi sapranno rapire a tal punto da rendervi non solo spettatori ma soprattutto pienamente partecipi della vita locale!
Scoprite qui sotto Amsterdam in tre giorni, dove ci si sente a casa osservando ciò che vi succede attorno!

L’aeroporto più figo del mondo

Arriviamo a Firenze a metà pomeriggio. Il nostro volo decolla verso le 18: è già buio quando le ruote del carrello si sollevano dalla pista in folle corsa. Circa due ore dopo voliamo su Amsterdam e dintorni. Un ragazzino a fianco a me mi invita a guardare fuori dal finestrino: “Quanto è grande!” commenta. Questo è il mio primo viaggio all’estero post pandemia. E’ quasi come volare per la prima volta.
L’aeroporto di Amsterdam-Schiphol si rivela esteso quasi come un quartiere, come tutti i più importanti scali che si rispettino. Persone ovunque, odore di cibo affumicato, a destra qualcuno che parla inglese, a sinistra tedesco: adoro tutto.
Ci facciamo strada tra la folla per prendere il treno verso la stazione Centrale, e da lì il bus che ci lascia nel quartiere di Jordaan, dove alloggeremo e che visiteremo l’ultimo giorno.
Goran ci accoglie in casa sua. Vive al primo piano di una tipica abitazione olandese, mentre al secondo ha allestito il B&B Kuwadro dove siamo ospiti (cliccate qui per prenotare): non vi parlo dell’arrampicata per raggiungere la stanza. Osservate voi stessi le scale! Subito mi colpisce la solarità del nostro host: facciamo due chiacchiere su Olanda e Italia, il topic Covid19 va purtroppo per la maggiore. A seguire si va in branda: fuori la città è in lockdown. Cogliamo l’occasione per riposarci e svegliarci presto il giorno seguente.

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In salita

Giorno 1: centro medievale e quartiere a luci rosse

La nostra stanza affaccia direttamente su Haarlemstraat, corso principale del quartiere. I rumori della strada ci svegliano presto. Mi alzo, apro la finestra facendola scorrere in alto, come nei film, e osservo la città svegliarsi. Biciclette sfrecciano a destra e sinistra, i corrieri si fermano davanti alle botteghe, bimbi biondo platino si avviano in fila indiana verso scuola.

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Buongiorno

Dopo una lauta colazione in camera scendiamo in strada e ci dirigiamo verso il centro città, distante a piedi circa 20 minuti. Attraversiamo un piccolo ponte che solca uno dei tanti canali. Osservo le abitazioni in mattoni a vista, una più pittoresca dell’altra: i glicini verdeggianti si arrampicano su per i muri e arrivano fino alle finestre dei piani superiori. I gerani ancora in fiore ricadono sui davanzali. Il traffico di biciclette imperversa. Ci arrestiamo di fronte alla purtroppo nota Anne Frank Huis (clicca qui per prenotare i biglietti). L’abitazione si sviluppa all’interno di un’ossatura quadrata che cerca di creare l’atmosfera originale dell’edificio. La folla in attesa della visita rispetta in silenzio il luogo della memoria.

Il cuore di Amsterdam pulsa nel Dam, la piazza principale della città. Osserviamo una marea di piccioni svolazzanti. Alle nostre spalle sorge il Palazzo Reale, edificato nel ‘600: residenza ufficiale del re, si tratta di un complesso maestoso capace di competere con gli altri palazzi europei dell’epoca. Di fronte a lui, all’altro capo della piazza, si innalza il Nationaal Monument, obelisco eretto in memoria dei caduti della Seconda Guerra Mondiale. La Piazza ha un che di austero e freddo: confesso di non amarla troppo perchè fatica a inserirsi nel contesto armonico della città. L’aria frizzantina si fa sentire e decidiamo di ristorarci all’interno della Nieuwe Kerk, o Chiesa Nuova in cui abitualmente si celebrano importanti cerimonie ed incoronazioni reali.

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Palazzo Reale e Chiesa Nuova
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Monumento Nazionale

Da lì decidiamo di proseguire la nostra passeggiata verso sud, percorrendo il viale principale pieno di negozi: fate attenzione a biciclette e tram che sfrecciano da tutte le parti e rimanete a camminare sulle apposite aree pedonali!

Il famoso Begjinhof

Ci incamminiamo verso un luogo magico.
Imbocchiamo una traversa del viale sulla destra ed entriamo nel Begijnhof. Questo cortile nascosto sembra uscito da un libro di favole. Il giardino è nascosto dietro a uno spesso muro e vi si accede attraversando un cancello anonimo. Tante strette case in muratura si affacciano con i loro giardinetti cinti da steccati bianchi sul cortile principale antistante. Nel ‘300, in questo luogo fatato risiedeva l’ordine delle beghine, donne che conducevano una vita di preghiera simile a quella delle monache pur godendo di maggiore libertà ed autonomia. Nel corso del ‘500 fu introdotto nel Paese il divieto di professare la fede cattolica: da quel momento le beghine continuarono a pregare in clandestinità all’interno della Begijnhof Kapel, nascosta dietro le facciate di alcune case, visitabile ancora oggi. L’ultima beghina morì nel 1971 e da allora le case del giardino sono proprietà privata e laica.
Percorriamo il perimetro del cortile in cerimonioso silenzio: sembra di essere fuori dal mondo. Osserviamo poi la casa in legno più antica dei Paesi Bassi, detta Houten Huis.

Risaliamo verso nord dirigendoci verso il quartiere a luci rosse. I turisti si affollano seduti ai tavolini dei vari bistrot e l’atmosfera sui canali è magica, nonostante sia pieno giorno. Facciamo un giro veloce nei vicoli su cui si affacciano le vetrine dei locali e ci imbattiamo in Trompettersteeg, una stradina larga appena un metro in cui le tariffe delle donne affacciate in vetrina sono fra le più care in città.
La fame inizia a farsi sentire. Perchè non spararci un bel piatto di Bitterballen (polpette fritte di carne di manzo e formaggio) accompagnate da senape e una bell’infuso con zenzero e limone?

Trascorriamo il pomeriggio vagando per i vicoli della città: il nostro scopo in questi giorni è goderci il posto, la gente, l’atmosfera natalizia, proprio come se fossimo di casa. E ci riusciamo.

Giorno 2: Stedelijk Museum e i mulini a vento

Come si può visitare Amsterdam lasciando indietro l’arte? I musei sono parecchi: sceglietene almeno uno e prendetevi tutto il tempo per visitarlo con calma.
La mattina del secondo giorno passeggiamo lungo la cintura occidentale dei canali fino a raggiungere il sud della città. I tre grandi musei d’arte di Amsterdam sono allineati attorno al Museumplein, un enorme spazio pubblico che accoglie tanti stand in cui mangiare qualcosa di caldo e una enorme pista di pattinaggio sul ghiaccio per i grandi e piccoli più temerari.
La nostra scelta cade sullo Stedelijk Museum che accoglie opere d’arte moderna e contemporanea, comprendendo lavori di Monet, Picasso, Kandinsky, Chagall, Andy Warhol, Rothko, De Kooning e così via. La mattina vola attraversando le sale della struttura. Usciamo affamate e ci lanciamo rovinosamente sulle schifezze di un Burger King lì vicino.

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Museumplein

Il cielo si sta annuvolando e fa freddo. Noi non demordiamo e decidiamo di raggiungere il paesino di Zaanse Schans, famoso per i mulini a vento.
Dalla stazione di Amsterdam Centraal prendiamo il treno per Vitgeest e scendiamo alla quarta fermata Koog Zaandijk dopo una ventina di minuti di viaggio. Scese dal treno veniamo letteralmente investite da un odore di cioccolato proveniente dalla fabbrica lì vicino talmente forte tanto da chiederci come possano sopravvivere gli abitanti della zona!
Camminiamo per poco più di un chilometro e, attraversato il fiume Zaan, ci troviamo letteralmente catapultate in un mondo fiabesco.

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Mulini a vento sul fiume Zaan

Alla nostra destra e sinistra si ergono piccole casette in stile olandese, con muri in legno dipinti di verde e tetti tipici a due falde decorati con intarsi. Molte di queste, regolarmente abitate, sorgono su isolotti artificiali che emergono dalle acque del fiume, ognuna col suo giardinetto curato nei minimi dettagli. Ai nostri piedi anatre e galline, più in là un piccolo ponte, alberelli e sentieri a tracciare il percorso fino ai mulini. Sei di questi sono ancora in funzione e le loro pale girano sospinte dal vento del Mare del Nord lì vicino! Non perdetevi la lavorazione degli zoccoli olandesi, gustatevi un delizioso stroopwafel (dolce tipico olandese) e guardatevi intorno: siete in un altro mondo, in un’altra epoca.

Si sta facendo buio. Facciamo ritorno ad Amsterdam e, prima che i locali chiudano causa lockdown, non ci rimane che berci un bel boccale di birra davanti ad una ciotola di nachos.
Incamminandoci verso il B&B, ci godiamo un pò la Amsterdam notturna: è un gioco di luci pazzesco.

Giorno 3: Jordaan e ritorno a casa

Decidiamo di lasciare all’ultimo giorno la visita di Jordaan, il quartiere dove alloggiamo, che subito ci ha colpito col suo spirito informale. Anche se oggi appare imborghesito, Jordaan è stato uno spigoloso e densamente abitato quartiere popolare fino alla metà del ventesimo secolo. Oggi, ad uno spirito nuovo e attento alla moda, sopravvive il carattere dei suoi abitanti, bevitori e alternativi.
Trascorriamo la mattinata fra le bancarelle del Noordermarkt o mercatino delle pulci, in cui tutti sono impegnati a concludere affari sorprendenti. Tappa obbligata a Jordaan è la torta di mele di Winkel, servita con una nuvola di panna montata. Ci riscaldiamo nel locale con un bel tè caldo e riprendiamo a camminare.
Facciamo un pò di shopping nelle graziose botteghe e ci imbattiamo in uno dei tanti coffeeshop: prima di partire la tappa è d’obbligo. Quello che succede nel coffeeshop lì rimane: è proibito anche fare foto!
Recuperiamo nel pomeriggio i bagagli e salutiamo Goran che si augura di rivederci presto.
Ci dirigiamo verso la stazione e intanto mi godo ancora un po’ di bellezza col naso all’insù. Ogni casa ha un argano funzionante, appena sotto al tetto, per trasportare carichi in altezza fuori dalle abitazioni, viste le scale interne troppo strette: la cosa mi diverte un sacco.

E’ sera, siamo in aereo e penso a cosa mi porto a casa di questi tre giorni. L’amicizia di Ilaria, la solarità della gente, le biciclette, la pioggerellina fastidiosa, la libertà in senso lato, la capacità di divertirsi nel rispetto delle norme e di chi ti sta a fianco, i colori, i sorrisi di un popolo speciale.

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Alla prossima!

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Laura Bovi
Ho deciso di battezzare il mio piccolo mondo digitale con una combo dei soprannomi 
più simpatici attribuiti alla sottoscritta: uno richiama il nome, l’altro il cognome.
Ecco
chi sono: Laubibs. 
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Una risposta

  1. Come al solito sempre affascinanti i tuoi racconti. Mi è sembrato di essere al tuo fianco a visitare le bellezze della città. Ciao Laura un abbraccio forte

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