Visitare il Cristo Velato a Napoli

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Solo ora mi prendo un pò di tempo per raccontarvi un’esperienza unica che consiglio di vivere almeno una volta nella vita: quella di visitare il Cristo Velato a Napoli, all’interno della magnifica Cappella Sansevero.

Ebbi occasione di partecipare ad una prima visita guidata del complesso nel 2015, durante la quale vissi a pieno la sensazione di essere travolta da un’ondata di arte.
Lo scorso settembre, invece, ho avuto modo di approfondire i miei ricordi assieme a Libera ed al nostro progetto “Ti raccontiamo un posto”.

Nelle righe che seguono cercherò di trasmettervi come posso la bellezza attraverso i miei occhi.

Ringrazio Federica Baggio e il Museo Cappella Sansevero per aver gentilmente concesso le immagini presenti nell’articolo.

Una mattina di pioggia napoletana

E’ domenica mattina: mi affaccio alla finestra e non credo ai miei occhi.
In anni che frequento Napoli non mi è mai capitato di veder scendere dal cielo plumbeo così tanta pioggia in pochi minuti.
I miei occhi non riescono ad individuare quasi nulla poiché la pioggia è talmente fitta da ostacolare la vista a pochi metri!

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Incredulità

Noi, come sempre, siamo impavide.
Ci armiamo di ombrelli, che forse serviranno a poco, e ci incamminiamo fra pioggia e vento nel dedalo di viuzze del centro vecchio: questa mattina abbiamo un obiettivo ben preciso.

La Cappella Sansevero

Lo stupore è indescrivibile

Provate ad immaginare le nostre condizioni dopo circa mezz’ora di camminata sotto la pioggia battente quando nemmeno il vento è stato clemente.
Il timore di aver preso un raffreddamento bello pesante passa in secondo piano ora che ci troviamo ad osservare un piccolo gioiello.

Siamo di fronte alla facciata della chiesa di Santa Maria della Pietà o Pietatella, meglio conosciuta come Cappella Sansevero, che si affaccia su Via Francesco de Sanctis.
Lungo il suo perimetro, una folla di visitatori letteralmente “infradiciati” al nostro pari attende (chi più paziente, chi meno) il proprio turno per far visita all’interno.

Alziamo lo sguardo: la facciata ci appare molto semplice nei suoi colori e linee.
Al centro, l’imponente portale sormontato dallo stemma della famiglia di Sangro è aperto e pronto ad accoglierci.

Quello che ci attende all’interno non è descrivibile a parole ma ci provo lo stesso.

Le prime emozioni che provo sono stupore e meraviglia.
Mi sento piccola di fronte a tutto ciò che mi circonda: un tripudio di marmi, intarsi ed affreschi domina pavimento, pareti e soffitto della struttura. Onestamente non so dove guardare.

Il vociare delle persone svanisce e mi sento un tutt’uno con ciò che mi circonda.

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Cappella Sansevero

Foto di Marco Ghidelli
© Archivio Museo Cappella Sansevero

Un po’ di storia

Della vecchia chiesa seicentesca di Santa Maria della Pietà non rimane più nulla.

La Cappella Sansevero è infatti un vero e proprio mausoleo che Raimondo di Sangro, principe di Sansevero, fece restaurare ed ampliare a suo piacimento nel ‘700 da una moltitudine di artisti famosi a quell’epoca a livello internazionale, con l’intento di dimostrare la grandezza e potenza della sua famiglia.

Ciò è intuibile osservando le opere che circondano l’unica navata dell’edificio: sono presenti numerosi monumenti ai vari principi della casata , ritratti di questi ultimi e la tomba di Raimondo, all’ingresso del passaggio che collega la cappella alla sagrestia.

La minuziosità con cui sono realizzate le varie statue nei loro particolari è forse l’aspetto che mi colpisce maggiormente.
Espressioni, posizioni dei corpi e drappeggi degli abiti umanizzano le sculture ai massimi livelli.

Il Cristo Velato

Dirigo lo sguardo al centro della cappella. Una piccola folla circonda l’opera principale.
Mi faccio spazio piano piano e raggiungo il cordone separatore.

La prima cosa che mi passa per la testa è chiedermi come un essere umano possa essere stato in grado di realizzare un’opera del genere ormai 300 anni fa.

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Cristo velato, part. (Giuseppe Sanmartino, 1753)
Foto di Marco Ghidelli
© Archivio Museo Cappella Sansevero

Il Cristo Velato è famoso in tutto il mondo.

La realizzazione dell’opera fu inizialmente affidata da Raimondo di Sangro ad Antonio Corradini che morì prematuramente.
Il testimone fu perciò ceduto al giovane scultore napoletano Giuseppe Sanmartino: ecco qui il risultato.

Si tratta di una statua interamente realizzata in marmo, a grandezza naturale, rappresentante Gesù ormai spirato, deposto dalla croce e coperto dal sudario.

E’ posto al centro della navata per esaltarne la sua magnificenza.

Il Cristo è adagiato su un materasso ed il capo poggia delicatamente su due cuscini.
Tutto il corpo è coperto da un sottilissimo velo che lascia percepire la presenza delle ferite del martirio e del petto scavato che immortala l’esalazione dell’ultimo respiro.

Accanto ai piedi di Gesù, osservo gli strumenti di tortura: la corona di spine, chiodi e tenaglia.

Mi soffermo però ad osservare il volto, finalmente rilassato dopo tanta sofferenza: esso è parzialmente coperto dal sudario che lo fa intravvedere fra le pieghe assieme al particolare della vena ancora turgida sulla fronte.
E’ visibile proprio qui la maestria di Sanmartino: pensate che l’intera opera nasce da un unico blocco di marmo!

Rimango a contemplare il Cristo Velato per un tempo che mi pare infinito.
Osservare quest’opera conduce in un’altra dimensione.

Le macchine anatomiche

Visitare il Cristo Velato a Napoli e la Cappella Sansevero è un viaggio nel tempo, nell’arte, nella cultura, nella storia e nella scienza.

Mi allontano a malincuore da lui e mi dirigo nella cavea sotterranea, messa in comunicazione con la cappella grazie ad un breve corridoio che ospita la tomba di Raimondo di Sangro.

Scendo una stretta scala e mi trovo in prossimità di due teche che custodiscono le cosiddette macchine anatomiche, volute dal principe appassionato anche di medicina.
Grazie all’abilità dell’anatomopatologo palermitano Giuseppe Salerno, su due scheletri (uno di sesso maschile e l’altro di sesso femminile) è riprodotto l’intero sistema circolatorio in tutte le sue particolarità.
In realtà si tratta di una sua fedele ricostruzione e gli esperti ritengono si sia conservato così bene nei secoli grazie ad una serie di iniezioni di sostanze misteriose durante la sua realizzazione.

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Macchina anatomica–Uomo, part.(Giuseppe Salerno, 1756 circa)
Foto di Marco Ghidelli
© Archivio Museo Cappella Sansevero

Pensate che, secondo voci e credenze, in passato si riteneva che Raimondo avesse fatto uccidere ed imbalsamare i suoi servi, che sono ora in bella mostra, conservandone anche il sistema cardiocircolatorio.

Macabro e affascinante, non trovate?

Visitare il Cristo Velato a Napoli deve essere una vostra priorità, sia la prima o l’ennesima volta che vi trovate nel capoluogo partenopeo. Prendetevi tutto il tempo per osservare ciò che vi circonda. Non rimarrete delusi.
Che aspettate?

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Alla prossima!



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Laura Bovi
Ho deciso di battezzare il mio piccolo mondo digitale con una combo dei soprannomi 
più simpatici attribuiti alla sottoscritta: uno richiama il nome, l’altro il cognome.
Ecco
chi sono: Laubibs. 
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