Recensione: Accabadora di Michela Murgia

accabadora

Un afoso pomeriggio di ormai due anni fa, iniziai a parlare di libri con il tecnico del condizionatore, in casa mia, nell’afa di Agosto. Mi consigliò di leggere Accabadora.
E’ il primo romanzo di Michela Murgia che mi capita tra le mani e sinceramente ringrazio ancora Christian di avermene suggerito il titolo che mi ha sicuramente catturata per la sua stranezza. Cosa significa questo termine?
Scopritelo leggendo qui sotto.

recensione accabadora
Accabadora

Informazioni editoriali

Titolo: Accabadora
Autore: Michela Murgia
Pagine: 163
Prezzo cartaceo: 12 euro (Edizioni Einaudi)
Prezzo ebook: 8 euro circa

Trama

Nella Sardegna del dopoguerra, Anna Teresa Listru dà alla luce la sua quartogenita Maria e decide di affidarla alle cure di Tzia Bonaria Urrai, donna anziana sua compaesana, poiché quattro bocche da sfamare sarebbero troppe.
Pur continuando a frequentare la madre biologica, Maria cresce in casa di Bonaria: frequenta la scuola, apprende dalla vecchia sarta l’arte del ricamo e del cucito e impara come svolgere le faccende domestiche.
Col passare degli anni, Maria continua però a non comprendere cosa si nasconda dietro lo strano atteggiamento sfuggente della madre adottiva, nonostante quest’ultima sia molto gentile e premurosa nei riguardi della ragazzina.
Una notte, Maria sente Bonaria uscire di casa di soppiatto: farà ritorno solo il mattino dopo. Maria si chiede il motivo ma l’episodio passa in cavalleria.
Trascorrono diversi anni.
Il giovane e orgoglioso Nicola Bastiu, compaesano di Maria e Bonaria, dà fuoco ad un podere della campagna sarda per vendicarsi di un’ingiustizia. Mentre fugge, un colpo di fucile lo rende invalido e lo costringe a letto: Nicola smette di reagire e chiede così aiuto a Bonaria perché conosce qualcosa di lei di cui è invece all’oscuro Maria: ella si rivela Accabadora del paese, ovvero colei che accompagna alla morte. Chi è sul punto di spirare, convoca Bonaria per farsi uccidere, alleviando e accorciando le proprie sofferenze.
Maria apprende il segreto e fugge di casa, partendo per Genova: lo shock della scoperta è troppo grande.
Diversi anni dopo, quando è ormai una ragazza matura, Maria viene messa al corrente del fatto che Bonaria è in punto di morte e fa ritorno sull’isola, al suo capezzale.
Lì succederà quello che non ci si potrebbe mai aspettare.

Cosa ne penso

Ho amato questo romanzo fin dalle prime righe perché ambientato nell’entroterra della Sardegna, regione a me tanto cara.
Leggendo queste pagine sono venuta a conoscenza di molte tradizioni portate avanti negli anni in quelle realtà di paese che ancora oggi sembrano appartenere ad un’altra epoca: feste e ritrovi prima di celebrare le nozze, veglie funebri bizzarre, usanze e costumi.
Il personaggio di Bonaria è il mio preferito. Donna apparentemente rude e tutta d’un pezzo, accetta di crescere Maria in casa sua sperando anche che quest’ultima la accudisca quando invecchierà. Bonaria appare sfuggente e di poche parole. In realtà è lei “l’ultima madre“, quella persona affettuosa e presente che tutti vogliono vedere prima di esalare l’ultimo respiro. Questo ruolo è molto rispettato e onorato in paese ma Maria, inizialmente, non riesce ad accettare che sua madre lo ricopra.
E’ qui affrontato in maniera molto delicata il tema odierno dell’eutanasia e della sua ambivalenza.
Michela Murgia ci fa comprendere come al tempo stesso possa essere considerata una pratica dai risvolti positivi o negativi.
Leggendo questo libro ci si può interrogare su quale potrebbe essere la nostra decisione, in una situazione così complessa.
Non ci sono prove storiche sull’esistenza passata della figura dell’Accabadora sarda. Cruenta e materna al tempo stesso, secondo alcune testimonianze l’Accabadora accudiva i malati terminali fino al loro ultimo giorno. Secondo altre, il morituro poteva richiedere di essere effettivamente ucciso da lei.
Il ruolo dell’Accabadora era probabilmente ricoperto solo da donne poiché considerate le uniche a generare vita come le sole a poterla togliere.
Ho molto apprezzato il modo in cui l’autrice racconta il rapporto fra Maria e Bonaria. Queste vivono in simbiosi durante i primi anni di vita della bimba, come madre e figlia. La loro intesa ha un valore speciale.

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Alla prossima!

Qui sotto vi lascio le mie riflessioni su un’altra lettura dai temi molto delicati.

Tabella dei Contenuti

Laura Bovi
Ho deciso di battezzare il mio piccolo mondo digitale con una combo dei soprannomi 
più simpatici attribuiti alla sottoscritta: uno richiama il nome, l’altro il cognome.
Ecco
chi sono: Laubibs. 
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