A quanti di Voi bolognesi che state leggendo sarà capitato di salire in motorino fino a questo punto panoramico, fumarci una sigaretta, berci una birra, scattare da lassù qualche fotografia?
Vi siete mai chiesti cosa ci sia alle vostre spalle, mentre osservate Bologna dall’alto?
Il monastero di San Michele in Bosco a Bologna è imperdibile sia per chi vive qui sia per il turista che vuole evadere dal centro storico e ammirare la città medievale da un’altra prospettiva.
Questo posto magico è custodito gelosamente nel mio cuore ed oggi ve lo racconto.
Un po’ di storia
Il complesso si erge su una collina che domina la città sottostante ed è costituito dall’omonima chiesa e dall’adiacente convento.
Questo luogo ha una storia antichissima; il monastero nacque in realtà come convento olivetano a metà del ‘300.
L’imponente struttura soddisfò nel corso dei secoli moltissime necessità, pur avendo in primo luogo funzione religiosa. In età napoleonica diventò infatti caserma e prigione. In seguito fu villa per il Legato Pontificio e poi residenza del Re d’Italia.
Nel 1880, il chirurgo bolognese Francesco Rizzoli donò il complesso precedentemente acquistato alla provincia di Bologna che vi realizzò quello che oggi è il primo ospedale ortopedico italiano e quinto nel mondo.
La mia passeggiata
Mi sveglio presto. Fuori il tempo è strano per essere a gennaio: sole, vento e pioggia.
Vista la giornata variabile, decido di incamminarmi verso il monastero di San Michele in Bosco.
Giungo nel centro storico e mi avvio alla fermata del bus n.30.
Il vento sferza gli alberi di Piazza Minghetti che ondeggiano come fuscelli. Io intanto spero che l’autobus si sbrighi ad arrivare.
Finalmente salgo e mi conquisto un posto rigorosamente lato finestrino. Mi guardo attorno: un signore siede poco distante da me, sulle ginocchia una carpetta con qualche documento ed una stampella appoggiata lì accanto.
In fondo al bus un ragazzo col braccio ingessato è accompagnato da quelli che probabilmente sono i suoi genitori: ok, la linea è quella giusta!
Si esce dal centro storico e si sale lungo Via Castiglione fuori le mura.
A destra e sinistra alte recinzioni proteggono dalla vista dei più curiosi grosse ville circondate dai loro giardini.
Oltrepassiamo la cancellata che introduce al viale della chiesa e così giungiamo al capolinea.
Scendo e mi godo il panorama. Ho tanti ricordi di momenti trascorsi qui e penso a loro sorridendo.
Una coppia di signori veneti interrompe il flusso dei miei pensieri e si avvicina chiedendomi se sono bolognese.
“E’ San Petronio quella laggiù?”
“Sì, è proprio lei. Dovunque voi siate e osserviate Bologna da lontano vi appare nel centro come chiesa più grande. E poi laggiù, nei giorni di bel tempo e assenza di foschia, si vedono le Alpi!”
E parliamo così, per qualche minuto. Loro sono di Chioggia e mi raccontano un pò della loro città.
La chiesa
Mi congedo e li lascio fotografare, dirigendomi all’interno della chiesa che appare intimo e accogliente, seppur grandiosamente decorato.
Una sola navata è circondata da quattro piccole cappelle laterali; il tutto è riccamente affrescato. In fondo alla navata spicca l’organo a canne.
Mi siedo e ascolto il silenzio per un po’. Ci sono solo io.
L’istituto ortopedico Rizzoli
Esco dalla chiesa e mi dirigo ancora più su, all’interno dell’ospedale Rizzoli che mi accoglie facendomi ammirare il suo grazioso chiostro interno.
Percorro il corridoio che costeggia il chiostro e ammiro i busti di Vittorio Putti e Alessandro Codivilla, capostipiti della chirurgia ortopedica.
In giro non c’è nessuno, dove sono tutti? Mi trovo in un ospedale e mi sembra di essere in un museo spettacolare.
Salgo i gradini dello scalone che conduce al corridoio monumentale e lo percorro tutto, verso la vetrata.
Al di là del vetro compare maestosa la Torre degli Asinelli, così grande pur essendo lontana. Come può essere?
Vi svelo un segreto, il cosiddetto “effetto cannocchiale”. Più vi allontanate dalla vetrata, più la torre vi apparirà enorme. Viceversa, più vi avvicinerete e più la torre si rimpicciolirà, acquisendo la sua grandezza naturale.
Biblioteca Umberto I e Donazione Putti
Cosa nascondono queste due porticine?
Bella domanda. Non ho potuto scattare fotografie all’interno ma vi assicuro che vale la pena oltrepassarle di persona.
La Biblioteca Centrale intitolata a Re Umberto I si trova all’interno delle aule cinquecentesche dell’antico monastero.
E’ un tripudio di affreschi e volumi antichi facilmente consiltabili, vetrine e reperti.
E’ aperta al pubblico nei seguenti orari:
- lunedì 10.00 – 16.00
- martedì, mercoledì, giovedì 10.00 – 14.30
- venerdì 10.00 – 13.30
L’ex appartamento del Priore del Convento di San Michele in Bosco Ospita oggi la Donazione Putti. Essa è una raccolta di strumenti chirurgici, libri e stampe antiche che Vittorio Putti donò all’ospedale dopo la sua morte.
E’ un dedalo di stretti corridoi dalle pareti rivestite da una miriade di scaffali in radica che accolgono centinaia di volumi.
Chissà, magari un giorno ci andremo insieme…!
Come arrivare
Raggiungere il monastero di San Michele in Bosco è semplicissimo.
Potete farlo a piedi dal centro storico, percorrendo Via Castiglione da sotto le due Torri risalendo fino a Via Putti; in fondo a quest’ultima inizia la Salita San Benedetto che vi conduce direttamente al complesso.
Il tragitto è un po’ lungo.
In alternativa potete sfruttare la linea bus n.30 che da Piazza Minghetti vi porterà a destinazione.
Perchè visitare San Michele in Bosco
Il monastero di San Michele in Bosco a Bologna racchiude tanta storia ma è anche molto altro.
E’ immerso nel verde della prima collina bolognese.
Da lassù si vedono le Alpi quando non c’è foschia.
Costituisce uno dei punti nevralgici della Bologna storica fuori le mura.
E’ luogo d’incontro delle giovani comitive bolognesi.
E’ un ricordo.
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