Brasile: un diario di viaggio, seconda parte

brasile: un diario di viaggio

E’ arrivato il momento di farvi leggere la seconda parte della mia esplorazione del Brasile: un diario di viaggio dove tutto è proseguito due ore di volo più a sud di Salvador de Bahia, precisamente a Rio de Janeiro.

Se non avete ancora letto la prima parte, potete farlo cliccando sul link qui sotto!

diario di viaggio rio de janeiro

15 settembre: benvenuti in terra Carioca

Giusto il tempo di uscire dall’aeroporto e la città di Rio de Janeiro ci travolge con traffico, rumori, colori, odori ed energia.

Subito mi colpisce l’enormità degli spazi percorsi in auto: ampi viali sinuosi che attraversano la città su cui sfreccia il nostro Uber.
Costeggiamo subito la più vasta e pericolosa favela di Rio; le mura dentro cui è racchiusa sono di una lunghezza interminabile, tutte colorate.
Sono state issate in occasione degli ultimi Mondiali di calcio giocati in Brasile per eliminarla del tutto dal campo visivo di chi esce dall’aeroporto per raggiungere il centro cittadino.
Penso subito a cosa si stia consumando lì dentro mentre ci passo di fianco. Vita quotidiana? Vite al limite? Chissà?

Un aspetto mi salta subito all’occhio notando chi cammina per strada. Qui a Rio la popolazione è più mista a differenza di quella di Salvador in cui prevale l’origine africana.
Mi perdo in una moltitudine di volti e lineamenti quasi europei mentre Uber ci fa arrivare a destinazione, precisamente nel quartiere di Leme.

L’arrivo nel quartiere di Leme

Il nostro appartamento si trova in Avenida Sampaio, a pochi metri dalle spiagge di Leme e Copacabana, una la continuazione dell’altra.

Il portinaio ci accoglie con un sorriso cordiale e in un portoghese un po’ stentato gli facciamo capire che dobbiamo recarci al settimo piano.
Il nostro appartamento è in stile decisamente europeo, io sinceramente mi sento subito a casa. Nonostante il piano alto però, il caos che proviene dalla strada sottostante è incredibile nonostante le finestre siano chiuse!

brasile: un diario di viaggio
Il nostro appartamento

Dopo una bella doccia, cerchiamo di studiare attentamente la lavasciuga che sarà provvidenziale fino al termine della vacanza.

E’ ora il momento di gustare un buon caffè italiano; così Grace sfoggia la sua moka dalla valigia.

Una parte di noi vorrebbe fiondarsi a letto ma la giornata è appena cominciata siccome siamo atterrate alle 6:30 del mattino!

Il programma è veramente fitto: bisogna pranzare e rifornire il frigorifero. Ci dedichiamo quindi prima al dovere facendo un po’ di spesa e riordinando gli acquisti in casa, poi il richiamo dell’oceano si fa sentire parecchio.

La spiaggia di Leme e Copacabana

E’ domenica e sembra che tutta la città si sia riversata sulla spiaggia di Leme nonostante il meteo incerto.
Tutt’intorno è un’esplosione di suoni, odori e colori. C’è chi corre, chi passeggia, chi suona e chi canta.

Anche l’infrangersi delle onde dell’oceano sulla battigia fa da sottofondo musicale.
I numerosi ambulanti vendono la loro merce e i monopattini sfrecciano sulla pista ciclabile che costeggia il viale pieno di automobili.

La confusione regna ma onestamente credo non mi stancherei mai di rimanere qui ad osservare la diversità che mi circonda!

Il quartiere di Leme si trova all’estremità orientale della celebre spiaggia di Copacabana.
Tranquillo e residenziale, conserva un’atmosfera più rilassata rispetto alla vicina Copacabana, pur offrendo un bel tratto di spiaggia frequentato soprattutto da famiglie e locali.
Incorniciato dal verde del Morro do Leme, una dolce collina verdeggiante, è perfetto per chi cerca un angolo autentico e panoramico della città, con il vantaggio di essere vicino al cuore pulsante di Rio senza esserne travolti.
Consiglio vivamente di alloggiare qui se visitate Rio per la prima volta.

Morro do Leme
brasile: un diario di viaggio

Proseguiamo la passeggiata sul lungomare e la folla è sempre più numerosa: stiamo infatti percorrendo parte del lungomare di Copacabana, continuazione di Leme.
La spiaggia di Copacabana è forse una delle icone di Rio de Janeiro e del Brasile intero.
Con i suoi 4 chilometri di sabbia dorata e l’inconfondibile marciapiede ondulato in bianco e nero, progettato da Roberto Burle Marx, è un luogo vivace a qualsiasi ora del giorno. Qui si incontrano bagnanti, sportivi, venditori ambulanti e musicisti, il tutto incorniciato da grattacieli da un lato e dall’oceano Atlantico dall’altro.

Una piacevole e inaspettata serata


La spiaggia racchiude l’anima festosa, contraddittoria e affascinante della città; sembra quasi che non ci voglia lasciare andare ma ad un certo punto iniziamo a deviare verso l’interno.

Sofia ci vieta quasi di estrarre il cellulare per scattare fotografie finché non arriveremo a destinazione.

Il contesto muta radicalmente: ci stiamo dirigendo nelle viscere di una favela.
Qui comprendo forse per la prima volta in vita mia cosa sia la povertà.
Il manto stradale che percorriamo è sudicio e c’è cattivo odore. L’asfalto è dissestato.
Le abitazioni, se vogliamo definirle tali, sono ammassi di mattoni grezzi con buchi al posto di porte e finestre.

Lungo il cammino incontriamo un amico di Leandro che diventa nostro punto di riferimento guidandoci in un dedalo di vicoli in salita e discesa: saliamo e scendiamo strettissime rampe di scale.
Qualcuno cerca di fare finta di nulla ma è troppo incuriosito dal nostro passaggio e ci osserva.

Siamo accolti all’interno di un locale a conduzione familiare. Si sviluppa su un piccolo terrazzo per metà coperto da una tettoia sotto la quale ci sono il bancone del bar e la cucina.

Il panorama è molto suggestivo: sovrastiamo la favela, più sotto invece si scorge la spiaggia.

La serata è molto carica di pathos: alla televisione è trasmesso il match Flamengo – Vasco da Gama.
Tutti gli avventori sono tesi ed osservano lo schermo.

Intanto noi ci gustiamo pasteis di carne e formaggio, cocktail e birre fra i sorrisi dei gestori del locale che si trattengono a fare due chiacchiere come se fossimo loro vecchi amici.

La partita si conclude in pareggio.

Torniamo a casa: sono distrutta ma felice!

16 settembre: si dà il via alla visita della città

La giornata inizia con una lenta colazione. Ci si prepara e via che si va!

Spiaggia di Botafogo e quartiere Flamengo

Il nostro Uber termina la corsa su un ampio viale molto trafficato che ci tocca attraversare a piedi per raggiungere la vicina spiaggia di Botafogo.

brasile: un diario di viaggio
Spiaggia di Botafogo e Pan di Zucchero nella foschia

La piccola baia è piena di barche: qui il mare non è balneabile poiché troppo inquinato. C’è tanta foschia e le nuvole basse non permettono di ammirare al meglio il Cristo Redentore alle nostre spalle e il Morro da Urca e il Pan di Zucchero di fronte a noi.

Non ci scoraggiamo: iniziamo a passeggiare lungo la spiaggia fino a quella di Flamengo in cui facciamo una breve sosta: Sofia si concede un bagno veloce, Grace si rilassa al sole e io, ovviamente, gioco con un cane che mi dona la sua pallina.

Strada facendo
Spiaggia di Flamengo

Ci addentriamo nelle vie principali del quartiere Flamengo e Sofia ci conduce nella sua via preferita: capisco il motivo per cui la definisce così!
Osservo tutt’intorno e scorgo palazzi stupendi e curati, alberi alti e frondosi, arbusti tropicali ovunque. Ci sono piante di monstera e orchidee dappertutto, persino arrampicate ai tronchi degli alberi.
Penso alla mia piccola monstera a Bologna: al prossimo rinvaso sarà la prima a ricevere cure!

Facciamo una sosta snack e assaggiamo gustosi bocconcini di pão de queijo (se volete sapere cos’è cliccate qui).

Chiamiamo Uber e siamo pronte a cambiare destinazione.

L’Escadaria Selarón o la Scala Selarón

Capiamo di essere nel posto giusto notando una moltitudine di persone ai piedi di una scala colorata.

250 gradini danno una botta di colore alle abitazioni circostanti. Questi sono tutti rivestiti di piastrelle in ceramica o vetro provenienti da ogni parte del mondo.
Risalendo piano piano riesco ad individuarne anche una raffigurante la fontana del Nettuno. Bologna c’è!

La scalinata è intitolata all’omonimo artista cileno che la realizzò e che risiedeva proprio in una delle abitazioni che si affacciano su di essa.
Insieme alla folla ci divertiamo a risalirla e scattiamo qualche foto anche se la folla impedisce di assaporare il momento.

Santa Teresa

E ora, come pensiamo di passare le prossime ore? In fila!
L’idea è quella di prendere il tipico Bondinho, una sorta di piccolo tram, per farci condurre fino al quartiere di Santa Teresa, leggermente sopraelevato rispetto al resto della città.

Alla stazione la fila è eterna e noi, nell’ignoranza totale, ci accodiamo. Il tempo passa lentamente e diventa quasi una sfida attendere il momento giusto per poter salire.

Finalmente è il nostro turno. Il Bondinho percorre un breve ma caratteristico tragitto in salita: tanto verde alternato a panorami sulla città e piccole abitazioni in stile bohémien.

Arriviamo a Santa Teresa e subito me ne innamoro.

Sembra di stare ovunque tranne che a Rio!
Case basse, cielo un po’ cupo, calar della sera e poca gente fanno da cornice alla via principale del quartiere, ricca di botteghe di artigianato e piccoli ristoranti.
Acquisto una tela dipinta a mano, raffigurante una favela stilizzata e tutta colorata. Devo solo capire come appenderla al muro di casa!

Mangiamo molto bene verso il tardo pomeriggio; il sole sta tramontando e io ormai non distinguo più i pranzi dalle cene.
Ordino una Caesar salad. Grace un risotto ai porcini, inaspettatamente gustoso. Sofia pesce e verdure.

Il cielo minaccia maltempo e il sole è ormai tramontato.

Ci dirigiamo verso casa. Stasera è prevista una serata di samba alla Pedra do Sal.
Qui ascoltiamo un gruppo di ragazzi che suonano dal vivo. L’atmosfera è unica! Siamo in centinaia sotto ad un enorme tendone.
Piove forte, ma provo un senso di aggregazione e familiarità che difficilmente posso descrivere a parole.

Anche stasera si va a letto felici!

17 settembre: visita ad Ipanema e battesimo di Forró

Ipanema: toccata e fuga nella Rio benestante

Oggi ci trattiamo bene e visitiamo Ipanema, quartiere benestante famoso per la sua spiaggia e i negozi molto chic: ci diamo quindi a un po’ di shopping.

Il mio cuore rimane all’interno della Livraria da Travessa: una miriade di libri e oggetti di cancelleria ovunque io osservi. Acquisto un planner per ricominciare al meglio la routine quando rientrerò a casa.
Rimaniamo lì dentro per un tempo interminabile.

Proseguiamo i nostri acquisti al market Lojas Americanas in cui puoi scovare l’impensabile: oggettistica, arredamento per la casa, alimentari.
Io trovo lo snack che porta il mio soprannome: vi dirò, è anche delizioso!

Nel negozio Havaianas facciamo incetta di ciabatte: qui costano molto meno che in Italia! Per non parlare poi della cura con cui è arredato l’interno.

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Passeggiamo lungo i viali alberati e rispetto al luoghi visitati in città, riscontro netta differenza nel modo di atteggiarsi della gente, nel vestirsi, nel divertirsi.

Sofia ci conduce a Lagoa, enorme laguna salmastra che sfocia nell’oceano, tra le spiagge di Ipanema e Leblon, su cui affacciano le abitazioni di politici e personaggi di spicco.
Qui inizia una delle mie tante crisi di personalità perché per la prima volta nella vacanza mi viene da pensare che potrei vivere in un quartiere del genere!

Iniziamo a sentire la fame. Facciamo una lunga passeggiata verso la spiaggia di Ipanema e individuiamo un chioschetto che cucina delizioso street food.

Ci sediamo ad un tavolo sulla spiaggia. Intanto che le ragazze chiacchierano io mi avvio verso la riva e mi godo le onde oceaniche.

Serata a tema Forró

Stasera è prevista una cena multietnica a base di omelette di tapioca; dopo esserci riposate in riva all’oceano facciamo la spesa e ci ritroviamo a casa di brasiliani a fare tante chiacchiere mixando italiano, inglese e portoghese.

La serata procede col battesimo del fuoco: Sofia e gli altri mi spingono a ballare Forró con un perfetto sconosciuto, esperto ballerino, in un locale vicino al centro città.
Il Forró è la più diffusa danza popolare del nord-est del Brasile e anche genere musicale. Tanto bello da vedere ma…Che fatica ballarlo!

Non può mancare una birra in compagnia prima di salutarci in Praça São Salvador, dove all’una di notte la gente balla e canta come se fosse pieno giorno!

18 settembre: salita sul Morro da Urca e sul Pan di Zucchero

La mattina comincia con una bella passeggiata sul lungomare di Leme e Copacabana dove facciamo rifornimento di regalini. Segue una gustosa colazione.

Ci dirigiamo con Uber a Praia Vermelha.
La piccola spiaggia si trova nel quartiere di Urca e si è guadagnata il suo nome per la tinta ruggine della sabbia. E’ un luogo nascosto ma bellissimo dove nuotare, prendere il sole e ammirare spettacolari viste sul lungomare anch’esso ristretto poiché sembra di sostare in una piccola baia.

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Praia Vermelha

Camminata in salita verso il Morro da Urca

Il Morro da Urca e il Pão de Açúcar (Pan di Zucchero) si trovano l’uno accanto all’altro e sono collegati da una spettacolare funivia che regala vedute mozzafiato.

Decidiamo di raggiungere a piedi la cima del Morro da Urca, lungo un sentiero immerso in una vegetazione rigogliosa e tropicale: tra foglie lucide, alberi altissimi e suoni curiosi della natura, camminiamo con quella sensazione di libertà che solo la giungla urbana di Rio sa dare.
Una volta in cima, la vista sulla baia e su parte della città ci lascia senza parole: Rio si stende sotto di noi, vivace e infinita, tra oceano, colline e grattacieli.

Destinazione Pan di Zucchero

Da lì prendiamo la funivia che ci porta fino al Pan di Zucchero, in un’esperienza sospesa nel vuoto, tra cielo e mare. Mentre saliamo, il clima cambia di continuo: prima il caldo umido, poi un’improvvisa frescura, poi ancora il vento che sferza. Un’altalena di sensazioni, tra stupore, leggerezza e un pizzico di vertigine.

Rimaniamo sul Pan di Zucchero per il tempo che ci consente di contemplare al meglio il panorama, scattando numerose fotografie.

Ci imbattiamo inoltre in strani uccelli e scimmiette; io rimango incantata ad osservare specie animali che mai mi capiterà di rivedere nella vita.

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Brutta ma simpatica

Scendendo visitiamo anche il quartiere Urca.
Arroccato su un promontorio che si affaccia sulla Baia di Guanabara, il lussuoso quartiere di Urca è caratterizzato da tranquille strade residenziali con ville suggestive e edifici bassi.
Durante l’happy hour e nei fine settimana, i bar informali sul lungomare si riempiono di giovani residenti. 

La stanchezza inizia a farsi sentire; io ho un po’ di fastidio alla gola ma siamo temerarie e ci buttiamo per le vie del mercato cittadino.
Il mio bottino consiste in una simpatica borsa di tela che qui va tanto di moda.

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Stasera si cena a casa e si fanno tante chiacchiere: ho la gola a fuoco e non dormirò quasi nulla. Niente paura: sono in vacanza!

19 settembre: il Giardino Botanico

Mi sveglio con la gola in fiamme ma nulla mi fermerà!
Oggi visiteremo il Giardino Botanico (clicca qui per ottenere informazioni sull’accesso al luogo) che non voglio perdermi per nulla al mondo.

Situato ai piedi del Corcovado, nella zona sud di Rio de Janeiro, il Jardim Botânico è uno dei luoghi più affascinanti e rigeneranti della città.
Fondato nel 1808 dal re portoghese Giovanni VI, il giardino nasce inizialmente come spazio dedicato all’acclimatazione di piante esotiche, in particolare quelle provenienti dalle colonie.
Oggi ospita oltre 6.000 specie vegetali, molte delle quali rare o a rischio di estinzione, ed è considerato uno dei più importanti giardini botanici del mondo. È anche riserva della biosfera dell’UNESCO.

Passeggiare tra i suoi viali ordinati e ombreggiati è un’esperienza di grande impatto: le palme imperiali, alte e solenni, accolgono i visitatori come colonne naturali; le orchidee, le ninfee giganti, i bambù, i ficus, i banani e innumerevoli piante tropicali regalano profumi e colori intensi, in un’armonia quasi surreale.

Dalla vegetazione lussureggiante si intravede la statua del Cristo Redentore, che veglia dall’alto e aggiunge un’aura mistica alla visita.

brasile: un diario di viaggio
Il Cristo Redentore in lontananza

Entro in paradiso: piante esotiche ovunque, un vero e proprio Eden. Se dovessi immaginare un Aldilà, lo concepirei proprio così.

Percorro sentieri sotto palme alte decine di metri. C’è un mare di piante grasse e succulente che mi attendono nelle serre. I fiori sono dappertutto.

La serra che ospita le orchidee mi commuove: colori, infinite varietà e dimensioni, sfumature, forme dei petali e delle foglie.

Le scimmiette giocano nei vialetti alberati interrompendo il nostro incedere, varani bruttini ma simpatici cacciano insetti non curanti della nostra presenza.

Stasera si esce presto per una bevuta: domani ci aspetta la salita sul Corcovado!

20 settembre: visita al Cristo Redentore

Ci svegliamo verso le 7:30 e facciamo una bella colazione.

Passeggiamo lungo Copacabana dirigendoci verso la biglietteria nonché parcheggio delle navette che conducono sul Corcovado che ospita la statua del Cristo.

Attraversando il parco nazionale di Tijuca

Alle 10 in punto la nostra navetta ci porta a destinazione in un’ora scarsa percorrendo anche un tratto del parco nazionale di Tijuca.

Considerata la più grande foresta urbana al mondo, la foresta di Tijuca è frutto di un’enorme opera di rimboschimento iniziata nel XIX secolo, dopo che l’area era viene pesantemente disboscata per far posto alle piantagioni di caffè.
E’ l’imperatore Dom Pedro II a promuovere la riforestazione, per salvaguardare le risorse idriche della città e contrastare il degrado ambientale. Il risultato è un esempio straordinario di rigenerazione ecologica.

Oggi il parco è un paradiso per chi ama la natura: sentieri che si snodano tra alberi secolari, cascate nascoste, punti panoramici spettacolari e una biodiversità sorprendente. Ospita più di 1.600 specie di piante e oltre 350 specie di animali, tra cui scimmie, tucani, armadilli e uccelli tropicali dai colori vivaci.

Percorrere la strada nella foresta di Tijuca è come entrare in una dimensione parallela: il rumore della città si dissolve e rimangono solo il fruscio delle foglie, il canto degli uccelli e la luce che filtra tra i rami.

La statua del Cristo: 30 metri di cemento armato

L’ultimo tratto di salita fino alla statua del Cristo Redentore si effettua in ascensore oppure su un piccolo trenino. Noi scegliamo la prima alternativa più veloce.

Simbolo indiscusso di Rio de Janeiro e di tutto il Brasile, il Cristo Redentore si erge sulla cima del Corcovado, a 710 metri sul livello del mare e con le braccia aperte accoglie e osserva la città sottostante.


La statua, alta 30 metri e con un’apertura delle braccia di 28 metri, è visibile da quasi ogni angolo della città.
Viene inaugurata nel 1931, dopo circa nove anni di lavori, ed è frutto di un progetto collettivo degli ingegneri Heitor da Silva Costa e Albert Caquot e dello scultore francese Paul Landowski.
È realizzata in cemento armato e ricoperta da milioni di piccole piastrelle di steatite, una pietra resistente e chiara che la rende brillante sotto il sole e quasi mistica al tramonto.
Dal 2007 è inserita tra le Sette Meraviglie del Mondo Moderno.

cristo redentore rio de janeiro

La prima volta che si vede il Cristo Redentore da vicino è difficile non restare in silenzio. Ti senti piccolo e accolto allo stesso tempo, con la città ai tuoi piedi e il cielo che sembra allungarsi fino alle mani della statua.

Arriviamo in cima. Ho temuto fino all’ultimo momento che ci fosse più folla.
Non mancano gli scatti di rito col Cristo alle spalle, poi contempliamo il panorama e la sua vastità: siamo letteralmente sul tetto del mondo.
La visuale non è troppo nitida ma permette di ripassare un po’ di geografia della città.

Scendiamo e pranziamo in un delizioso ristorante libanese.

Da metà pomeriggio al tramonto la spiaggia di Leme è nostra. Se tutte le giornate della nostra vita fossero così…

21 settembre: un solstizio d’autunno brasiliano

Oggi salutiamo la nostra estate 2024 passando la giornata in spiaggia a Leme.

Mi incanto osservando l’oceano: non mi stancherei mai di guardarlo.

L’oceano di Rio mi ricorda che c’è una bellezza che non si può contenere, solo contemplare. E forse, alla fine, è proprio questo il senso del mio viaggio.

La mattinata trascorre in leggerezza fra pagine del libro che sto leggendo, pisolini, il rumore delle onde che si infrangono sulla battigia, il sole che fa capolino dalla fitta foschia.

Spiaggia di Leme

Tentata salita al Forte do Leme e birra lungo la Mureta

A metà pomeriggio tentiamo la salita al Forte do Leme.

Il Forte do Leme, ufficialmente Forte Duque de Caxias, si trova sulla sommità del Morro do Leme e offre una vista panoramica spettacolare su Copacabana e sul Pan di Zucchero. Costruito agli inizi del Novecento, il forte è ancora oggi presidiato dall’esercito ed è visitabile tramite un sentiero immerso nella foresta atlantica.

Quei simpaticoni dei militari, però, non accettano carte di credito per pagare l’ingresso ma solo contanti.
Io in tutta risposta li mando a quel paese nella mia lingua.

Ci accontentiamo di rimanere nei pressi della Mureta do Leme.
La Mureta do Leme è un tratto di passeggiata situato all’estremità ovest della spiaggia di Leme, a Rio de Janeiro, dove il marciapiede incontra l’oceano.
È un luogo molto amato dai carioca e dai turisti per la sua atmosfera rilassata: qui si viene a pescare, a chiacchierare al tramonto, o semplicemente a sedersi sul muretto a contemplare il mare. Da questo punto si gode anche di una bellissima vista sulla baia di Copacabana e sul Forte di Copacabana in lontananza.

Prendiamo una birra a testa e assistiamo a un vero e proprio spettacolo: adolescenti impavidi si tuffano letteralmente dentro le onde, i turisti non mancano di scattarsi qualche selfie, vecchi pescatori attendono pazienti che il pesce abbocchi alla propria canna, i motorini sfrecciano lungo la passerella andando chissà dove anche perché la stradina che costeggia la roccia è senza uscita.

Contemplare il tramonto sorseggiando la nostra birra non lascia spazio alle parole ma solo ai pensieri.
Perché noi occidentali non siamo in grado di ritagliarci momenti di godimento del genere?
Cosa va storto nella nostra società?
Perché ci lamentiamo continuamente?

Aperitivo in spiaggia

Il tempo è volato e ci rendiamo conto che il pomeriggio sta volgendo al termine solo dalla luce del tramonto che si fa più morbida.

Decidiamo di gustare un pastel di carne superlativo sedute ad un chiosco sulla spiaggia di Leme ascoltando un pò di samba suonata dal vivo.

Serata al bar della cachaça

Torniamo a casa: questa sera il menu prevede una porzione atomica di pasta alle verdure.

Dopo cena si esce tutti insieme per fare incetta di cicchetti di cachaça presso il baretto in cui Sofia vuole portarci dall’inizio della vacanza.

La cachaça è un distillato ottenuto dalla fermentazione del succo di canna da zucchero ed è l’ingrediente principale della caipirinha, il celebre cocktail brasiliano.

Per un attimo mi sento proiettata nel bel mezzo del Pratello bolognese (solo chi è di Bologna o chi conosce bene la mia città ha una vaga idea del concetto a cui mi sto riferendo) ma il caos che mi circonda è centuplicato!

Assaggio un cicchetto di cachaça al pistacchio ed un altro a base di uno strano ingrediente che mi anestetizza improvvisamente labbra e lingua: è tutto nella norma e quel che non ammazza ingrassa!

Anche stasera si dorme felici!

22 settembre: acquisti alla Feira da Glória

E’ domenica e decidiamo di passare la giornata nel caos del mercato.

Ogni domenica mattina, il quartiere di Glória si anima con la sua storica Feira da Glória, uno dei mercati più autentici e vivaci di Rio de Janeiro.
Tra banchi di frutta esotica, pastéis appena fritti, acqua di cocco servita direttamente dal frutto e profumi di spezie, si mescolano residenti, turisti e artisti di strada.
È il luogo perfetto per assaporare lo spirito carioca più genuino, in un’atmosfera popolare, colorata e travolgente.

Passeggiando tra i banchi, mi sento parte di un rito collettivo che va oltre il semplice mercato: è un incontro di storie, sapori e sguardi.
In mezzo al caos, alle voci e alla musica, trovo un’armonia tutta brasiliana: quella che nasce dalla semplicità, dalla condivisione e da un’energia che ti entra dentro e non ti lascia più.

brasile: un diario di viaggio

Sotto ad un enorme tendone è allestito un palco sotto cui viene suonata samba a tutto volume nel pieno del caldo pomeridiano.

Il mio portafoglio piange perché faccio un sacco di acquisti.

Il sole inizia a tramontare ma sono solo le 17:30.

Ci viene proposto di bere una birra e ci dirigiamo tutti insieme al Bar do Molejão (clicca qui per visitare la pagina Instagram).
Il Bar do Molejão, situato in Rua Carlos Gomes 74, sul punto più alto del Morro do Pinto, è un bar di strada aperto dal mercoledì alla domenica, frequentato da locali e turisti che si godono la vista sulla baia accompagnati da musica e calde serate di pagode o samba.

La giornata si conclude qui, dove il tempo sembra rallentare, sospeso tra il dolce suono del samba e l’abbraccio infinito della baia.
In questo posto ogni tramonto dipinge il cielo di emozioni antiche, mentre la città si fa un sussurro lontano e resta solo la magia di un momento condiviso, semplice e perfetto.

23 settembre: verso la fine della vacanza

Visita al Monastero di San Benedetto

Anche oggi ci si sveglia lentamente.

L’obiettivo odierno è quello di visitare il monastero di San Benedetto e il centro della città.

Uber ci scarica ai piedi di un’alta cancellata bianca.
Percorriamo una strada asfaltata in salita fino alle porte della struttura.
Onestamente non direi mai di trovarmi in pieno centro città a Rio de Janeiro.

A pochi passi dal caos, il Monastero di San Benedetto si apre come un rifugio di silenzio e bellezza sospesa nel tempo. Fondato nel 1590 dai monaci benedettini, il monastero è uno dei tesori barocchi più raffinati del Brasile. La sua chiesa, dedicata a Nostra Signora di Montserrat, colpisce per l’interno riccamente decorato in legno dorato: ogni angolo racconta una devozione antica, ogni riflesso sembra accarezzare l’anima.

Mi siedo in fondo alla navata, sentendomi piccola ma molto grata.
In un luogo così maestoso e silenzioso, anche il rumore interiore si placa. È uno di quei posti dove il tempo si ferma e si ascolta meglio ciò che conta davvero.

Uscendo dal monastero mi imbatto in uno stranissimo animale rintanato in un angolo del sagrato che qualche ora dopo, in seguito ad un’accurata ricerca sul web, scopro essere un Opossum!

Passeggiata nel centro città

Terminata la visita al monastero, decidiamo di effettuare un mini tour di alcune chiese del centro e passeggiare poi senza una meta precisa.

Il sole alto colora di miele le facciate degli edifici storici: palazzi d’altri tempi, con stucchi scolpiti e finestre alte, sembrano vegliare silenziosi sul via vai cittadino.
Cammino piano, come si fa quando si vuole assorbire tutto: le ombre che si allungano sui marciapiedi, il contrasto tra la pietra antica e il vetro moderno, il ritmo pulsante dei clacson e delle voci.

C’è qualcosa di profondamente affascinante in questa parte di Rio, dove il tempo non ha cancellato la memoria.
Ogni edificio racconta un frammento di storia, ogni scorcio ha il sapore di una città che si reinventa senza dimenticare.
Il calore del sole sulle spalle, l’odore di caffè che esce dai bar e l’improvvisa apparizione di una chiesa barocca incastonata tra due torri di vetro: Rio, anche in centro, continua a stupirmi.

Ultimo sguardo all’oceano

E’ il momento di rientrare nei pressi di “casa”.
Sto scalpitando: sento l’urgenza di trascorrere le ultime ore della vacanza contemplando le onde oceaniche. Domani mattina si parte e non voglio perdere un solo minuto.

La mia richiesta viene esaudita: rimango sulla spiaggia di Leme fino al tramonto.

Questa città mi ha mosso qualcosa dentro; penso sarà difficile rientrare in Italia.

Proprio in queste ultime ore inizio a comprendere il vero significato del termine “saudade“.

Nostalgia di qualcosa di bello; nostalgia dei giorni andati, della spensieratezza, dei sorrisi, di ascoltare una lingua nuova. Delle persone, del circo a cui ho assistito per più di due settimane.

Nostalgia di odori, sapori e colori.

Nostalgia di momenti che rimangono dentro un cassetto del cuore, che però non si chiude; perché chissà, magari si ritorna…

Arrivederci Rio!

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Alla prossima!

Cosa è il viaggio per voi? Cosa vi trasmette? Leggete qui sotto il mio pensiero e date un’occhiata al blog di Claudia e Claudio!

Tabella dei Contenuti

Laura Bovi
Ho deciso di battezzare il mio piccolo mondo digitale con una combo dei soprannomi 
più simpatici attribuiti alla sottoscritta: uno richiama il nome, l’altro il cognome.
Ecco
chi sono: Laubibs. 
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