Mi incoraggio sempre, quando affronto una lettura che non mi convince, a portarla a termine nonostante sembri spesso un’impresa impossibile. Anche in questo caso non ho sbagliato.
Il romanzo mi ha appesantita e angosciata a tratti ma stupita nel suo finale.
Leggete nelle prossime righe una nuova recensione: La levatrice di Chris Bohjalian.
Informazioni editoriali
Titolo: La levatrice
Autore: Chris Bohjalian
Pagine: 316
Prezzo cartaceo: 13,50 euro (Elliot edizioni)
Prezzo ebook: 9 euro circa
Trama
Sibyl è una “figlia dei fiori” e vive gli anni Sessanta in tutta la loro pienezza.
Aiuta un’amica a partorire e comprende così che la sua vocazione sia quella di diventare levatrice.
Negli anni fa nascere decine di bambini a domicilio avendo cura delle future mamme, senza ricevere formazione medica.
Tutto lo Stato del Vermont la rispetta fin quando non si verifica una tragedia.
Sibyl infatti, in una tempestosa notte di fine inverno, si trova ad assistere Charlotte che attraversa un travaglio complicato, durante il quale la levatrice è costretta a fare scelte cruciali: queste ultime portano alla salvezza del nascituro e alla morte della futura mamma.
Ha inizio così un processo nei confronti della donna che si chiuderà con una sentenza totalmente inaspettata.
Cosa ne penso
La levatrice di Chris Bohjalian fu un enorme successo nei paesi anglosassoni alla sua pubblicazione sul finire degli anni Novanta, grazie al tema scottante trattato nel romanzo.
Voce narrante è Connie, figlia di Sibyl, all’epoca dei fatti adolescente e poi ginecologa affermata dei giorni nostri.
Le sue parole si alternano a stralci del diario che la levatrice stende durante i mesi del processo, confidando alle pagine bianche i suoi timori, disagi e supposizioni.
La trama è molto interessante: viene affrontato un tema particolarmente spinoso, ovvero le ragioni che portano una madre a voler dare alla luce il proprio figlio fra le mura domestiche piuttosto che all’interno dell’ambiente sanitario, per certi versi più sicuro.
Questi aspetti sono al giorno d’oggi sempre più attuali. Negli ultimi anni si sta assistendo infatti ad un’inversione di rotta e molte puerpere decidono di farsi seguire da ostetriche fuori dall’ospedale incaricate di prendersi carico in toto della sfera madre-bambino anche dopo la nascita.
Le ragioni che hanno gradualmente portato le donne a ponderare questa scelta possono essere molteplici: la tranquillità che infonde la propria casa, il comfort, i ritmi lenti di certo non propri di un ospedale, la possibilità di vivere il lieto evento circondate dai propri cari.
Per contro, l’altra faccia della medaglia può nascondere diverse insidie: la propria casa potrebbe non essere il luogo adatto per gestire un’emergenza, qualora si verificasse, a differenza di una struttura sanitaria qualificata.
Il romanzo è ambientato negli anni Ottanta e perciò possiamo pensare a come, rispetto a oggi, questo confronto saltasse ancora più all’occhio.
Altra tematica non trascurabile affrontata nel testo è l’influenza che la cultura hippie ha avuto sulla mancata formazione medica da parte delle levatrici del tempo.
Sibyl ci appare prima di tutto come donna che aiuta altre donne, poi come figura professionale, ai tempi mal vista da molti a causa della non qualifica accademica.
Il processo fa riflettere molto su quale sia l’atteggiamento eticamente, moralmente o legalmente giusto o sbagliato in queste situazioni drammatiche.
La narrazione è colma di tensione: ammetto di aver interrotto la lettura più volte poiché angosciata dalle tematiche trattate.
A mio avviso i capitoli dedicati allo svolgimento del processo e ai vari dibattimenti in aula fra accusa e difesa sono poco dettagliati ed avvincenti; l’autore avrebbe potuto arricchirli. Passano invece quasi in secondo piano rispetto agli eventi che precedono e seguono il processo stesso.
La levatrice di Chris Bohjalian è fluente, ben scritto, forse un po’ lento a tratti ma saprà tenervi sulle spine fino all’ultimo capitolo.
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Alla prossima!